Parodontite, come si cura? Una guida completa per conoscere tutto e sapere come agire

By 17 Giugno 2022Giugno 18th, 2022Approfondimenti, Approfondimento Parodontite

La salute orale è fondamentale e imprescindibile. Tuttavia, spesso, le persone tendono a trascurarla, non solo per paura del dentista, ma anche per timore di spendere troppo o per una ritrosia o superficialità non giustificata. In realtà, la salute dentale può influire notevolmente sulla nostra salute generale, è bene saperlo.

A proposito, conosci la parodontite, anche nota come parodontopatia o piorrea? È una patologia infettiva batterica; coinvolge i tessuti che hanno il ruolo di mantenere gli elementi dentali ben saldi nella loro sede fisiologica all’interno della bocca.

Chi è affetto da malattia parodontale, quali conseguenze può avere? Quali sono gli stadi della parodontite e i primi sintomi? Con una parodontite avanzata, togliere tutti i denti è l’unica soluzione? Se queste e altre domande ti frullano in testa da un po’, significa che hai le idee un bel po’ confuse!

Non preoccuparti, sono qui per fornirti tutti gli strumenti conoscitivi necessari a sapere di più sulla parodontite e sulla parodontologia. Quest’ultima è la branca dell’odontoiatria che si occupa di tutto ciò che riguarda i tessuti di sostegno dei denti e le relative patologie.

Sapevi che la parodontite è una malattia subdola, cioè non facilmente riconoscibile? Sapevi, inoltre, che la causa è batterica, ma non solo? Se brancoli nel buio, ti prendo per mano e ti accompagno subito nella lettura di questa guida. Iniziamo!

Cos’è la malattia parodontale: conosciamola da vicino

Si tratta di una malattia infiammatoria cronica che colpisce i tessuti di sostegno dei denti. Questi tessuti di sostegno sono la gengiva, l’osso alveolare, il legamento e la radice: costituiscono il parodonto.

Il dente è comunemente fisso nella nostra bocca, posizionato all’interno dell’osso alveolare, legato alla mandibola nell’arcata inferiore e alla mascella nell’arcata superiore.

I denti sono attaccati all’osso alveolare grazie alla radice e a un legamento. Tutto è ricoperto dalla gengiva, una sorta di coperta che avvolge l’osso.

Generalmente, tutti i tessuti di sostegno dei denti possono essere interessati da malattia parodontale. Infatti, se questi elementi si ammalano, i denti non saranno più sostenuti all’interno del cavo orale.

Solitamente, siamo portati a pensare che la malattia dei denti tipica sia la carie, ma anche la parodontite è una condizione importante! Tempo fa, molte persone perdevano denti del tutto sani, proprio perché il parodonto era ammalato.

I numeri della parodontite: quante persone ne sono affette?

Affinché tu possa comprendere quanto sia importante non trascurare questa condizione patologica, ti fornisco qualche dato numerico.

Si stima che nel mondo siano 800.000 gli ammalati di parodontite. Solo in Italia, si calcola che ce ne siano circa 20.000.

Sono numeri sottostimati, perché provengono da realtà altamente sviluppate, in cui è possibile un attento monitoraggio della situazione socio- sanitaria. Questi numeri sono una piccola goccia nel mare, perché la reale percentuale di persone affette da questa patologia è sicuramente più elevata.

Studi scientifici rivelano che un americano su due sopra ai 38 anni mostra segni di parodontite. In Italia, il 50% della popolazione sotto i 40 anni ha segni di parodontite. Sopra ai 65 anni, la percentuale aumenta fino al 75% dei pazienti.

L’OMS ha recentemente inserito la parodontite come la sesta malattia più diffusa al mondo. Come capire se si soffre di parodontite?

Purtroppo, i sintomi della piorrea non sono facilmente associabili a questa condizione, poiché la parodontite è una malattia subdola, cioè compare senza dare segni di sé. Perciò, i pazienti non si accorgono della sua presenza, e anche la diagnosi non è così semplice.

Perché? La diagnosi della parodontite deve essere effettuata da personale esperto e competente; solo nelle situazioni più avanzate è possibile fare una corretta diagnosi. Spesso, è troppo tardi e bisogna agire di conseguenza.

La parodontite è un po’ come l’ipertensione, l’iperglicemia, l’ipercolesterolemia, il diabete nelle fasi iniziali, tutte situazioni subdole nelle quali segni e sintomi sono modesti e trascurati.

Ecco perché è importante sottoporsi a controlli frequenti e periodici, oltre a seguire abitudini di vita corrette: la prevenzione della parodontite è la migliore cura.

Hai bisogno di maggiori informazioni?

Parodontite, sintomi iniziali: impariamo a individuarli

Come inizia la parodontite? I sintomi della parodontite, o meglio, i segni, sono di per sé poco allarmanti, non destano timori nei pazienti che continuano a portare avanti la malattia senza sottoporsi a controlli approfonditi e mirati:

  • Gengive arrossate, non toniche, molli, che potrebbero erroneamente far pensare al contatto con alcuni cibi irritanti.
  • Sanguinamento gengivale, che si può notare durante la pulizia dei denti con lo spazzolino; questa situazione potrebbe far ipotizzare un’esagerazione con lo spazzolamento, risolvibile con l’utilizzo del collutorio.
  • Retrazione gengivale nelle fasi più avanzate di parodontite: la gengiva che si ritira si sposta dal colletto, scoprendo una piccola porzione di radice. Anche in questo caso, specie nei pazienti over 40, si pensa sia normale e fisiologico, senza avere il minimo sospetto di parodontite, e dunque senza chiedere una diagnosi approfondita.
  • Alitosi. Anche questo è un segno della parodontite, perché indica la presenza di batteri che si annidano nelle tasche parodontali. Circa il 90% dei problemi di alitosi è legato a problematiche del cavo orale; solo il 10% è dovuto a patologie gastrointestinali. Stiamo parlando di un’alitosi persistente e ricorrente, e non di una condizione temporanea, che può comparire dopo aver consumato cibi come aglio, peperoni e cipolla. Anche in questo caso, spesso, con l’alitosi non si pensa affatto a un disturbo di parodontite, e si ritiene di poter risolvere il problema masticando qualche mentina.

In fase ancora più avanzata, si possono abbassare le gengive tra un elemento dentale e l’altro, aprendo spazi tra i denti; oppure, si possono notare spostamenti dentali e allungamento dei denti.

Addirittura in questi casi non si pensa subito alla parodontite, ma all’età che avanza e al naturale insorgere di problematiche dentali.

Parodontite, cause e fattori predisponenti

Questa condizione è determinata dalla proliferazione di batteri come causa principale, ma non solo. Infatti, esistono altri fattori predisponenti che possono aggravare l’esito della malattia, peggiorarne la prognosi o accelerarne l’andamento.

Tra questi fattori predisponenti ricordiamo il diabete, il fumo di sigaretta, la cattiva igiene orale e la genetica:

DIABETE

È una malattia che tende, generalmente, a peggiorare il quadro infiammatorio del paziente e ad alterare le difese immunitarie. Essendo la parodontite una patologia infiammatoria, la “combo” diabete- parodontite sarà particolarmente lesiva per il paziente parodontale.

Tuttavia, negli studi recenti, si è visto che anche il paziente affetto da parodontite può peggiorare un quadro diabetico conclamato.

Perciò, negli ultimi tempi, al paziente diabetico è consigliato di sottoporsi a visite odontoiatriche da un parodontologo esperto, per validare la salute gengivale, ed eventualmente iniziare una cura.

FUMO DI SIGARETTA

Qui nulla di nuovo: il fumo è lesivo per tutto l’organismo, e non solo per l’apparato respiratorio. Il fumo di sigaretta agisce a livello del cavo orale in diversi modi:

  • Alterazione del microcircolo dovuta alla nicotina: i capillari tendono a subire un’alterazione della propria funzionalità, le difese immunitarie locali possono alterarsi a loro volta. In questo modo, viene a mancare il trofismo dovuto a una corretta azione del sistema immunitario, che fisiologicamente argina le situazioni locali determinate dai batteri.
  • Anche il riscaldamento locale dovuto all’atto dell’inspirazione del fumo peggiora la situazione.

Queste condizioni riguardano un consumo notevole e frequente di nicotina; se parliamo di 2-3 sigarette al giorno, una quantità così ridotta può essere tollerata e non è necessariamente indice di parodontite imminente; resta comunque il consiglio di ridurre, se non eliminare, il fumo di sigaretta.

Ben diverso è il caso del forte fumatore (un pacchetto di sigarette o più al giorno) con un quadro parodontale compromesso: qui la prescrizione medica è di interrompere quanto prima il consumo di nicotina.

Inoltre, alcune terapie parodontali, come ad esempio le terapie rigenerative, sono sconsigliate al paziente fumatore.

Dunque, la sospensione dell’abitudine tabagica è fortemente raccomandata non solo per migliorare il quadro clinico, ma anche perché il paziente può sottoporsi più facilmente a interventi riparativi per tenere la parodontite sotto controllo.

CATTIVA IGIENE ORALE

Il cavo orale è ricco di batteri. Se l’igiene orale è efficace, si potrà eliminare la placca batterica, riducendo l’accumulo di batteri responsabili dell’infiammazione parodontale.

Quando parliamo di igiene orale, parliamo sia di qualità, sia di frequenza: l’igiene orale dovrebbe essere effettuata ogniqualvolta consumiamo un pasto, in relazione al numero di pasti.

Oltre a ciò, parliamo della qualità dello spazzolamento: talvolta, alcuni pazienti maniacali e attentissimi all’igiene orale mostrano sanguinamento gengivale e un indice di placca notevole; se ti riconosci in questa situazione, è perché, molto probabilmente… non sai lavarti i denti!

Ti stupisci? Molte persone sono convinte di praticare un’igiene orale perfetta, e invece presentano una situazione critica a livello di placca e sanguinamento gengivale; ciò perché l’utilizzo dello spazzolino e di altri strumenti deve essere spiegato da professionisti competenti.

È proprio uno dei compiti del parodontologo e dell’igienista fornire le indicazioni e gli strumenti giusti per utilizzare correttamente gli strumenti di igiene orale domiciliare.

Spesso, persone che si lavano i denti meno frequentemente, ma utilizzano una tecnica migliore, ottengono risultati più soddisfacenti di chi si lava i denti frequentemente ma in maniera non corretta.

GENETICA

Gioca un ruolo importante. In alcune situazioni, ereditiamo dai nostri genitori e dai nostri nonni una predisposizione familiare allo sviluppo della parodontite.

Spesso, per esempio, i nostri nonni erano portatori di protesi removibile in età non particolarmente avanzata: conoscere la propria storia familiare potrebbe essere utile a prestare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme, prevenendo una parodontite grave e complicata.

Purtroppo, sulla genetica non si può fare molto, se non sottoporre i propri figli a visite parodontali frequenti. Lo scopo è monitorare la situazione e renderli consapevoli anche nella vita adulta, affinché imparino a tenere sotto controllo i tessuti di sostegno degli elementi dentali, per preservare la salute del sorriso e intercettare la parodontite giovanile in tempo, prima che faccia danni.

Parodontologia: di cosa si occupa?

Come abbiamo accennato, la parodontologia è un ramo dell’odontoiatria che si occupa di prevenire e curare gengivite e parodontite. I trattamenti parodontici hanno perciò l’obiettivo di prevenire e curare tempestivamente le malattie parodontali che potrebbero manifestarsi, tra l’altro, con gengive arrossate, infiammate o sanguinanti.

Chi è il parodontologo? 

È un dentista laureato in odontoiatria che ha deciso di specializzarsi in parodontologia, per aumentare le proprie abilità, dedicandosi a trattamenti specifici. Ricorda che questa figura è fondamentale in una situazione di malattia parodontale, e affidarsi all’igienista dentale non è sufficiente. L’abilità tecnica e manuale del parodontologo sono indispensabili e insostituibili. Ecco perché allo Studio Vaccari siamo stati i primi ad inserire un esperto parodontologo nel nostro team a Modena.

Malattia parodontale e batteri: come agiscono questi piccoli nemici

Per diagnosticare la parodontite, il parodontologo esperto effettua il cosiddetto test PSR (acronimo di Periodontal Screening and Recording). Quando è presente la parodontite, il sondaggio gengivale o parodontale, che solitamente è di 1-2 o al massimo 3 mm, tende ad aumentare. Ma il sondaggio parodontale cos’è?

La gengiva che vediamo attorno al dente è attaccata, ma per circa un paio di millimetri è leggermente staccata e forma il cosiddetto solco gengivale, che è un po’ come il fossato attorno a un castello.

Normalmente, questo solco è misurabile per mezzo di una sonda parodontale millimetrata. Nel caso in cui questa sonda scenda per più di 3 millimetri, arrivando fino a una decina di millimetri, si è in presenza di una tasca parodontale o tasca gengivale, una sorta di “grotta” o “galleria”.

Qui si annidano i batteri. Più la tasca è profonda, più i batteri si accumulano. Inoltre, poiché in profondità della tasca manca l’ossigeno, proliferano i batteri anaerobi, molto aggressivi, più dei batteri aerobi. Ricapitolando, in caso di tasche parodontali profonde, i problemi sono:

  • Sviluppo di un ceppo batterico particolarmente aggressivo;
  • Maggior accumulo di batteri.

Come si comportano i batteri all’interno di queste tasche? Creano micro-ascessi e producono enzimi litici che danneggiano il parodonto: ecco come questo tessuto di supporto tende a ritrarsi. Il problema dei micro-ascessi gengivali è la loro presenza asintomatica: sono totalmente indolori, perciò il paziente non se ne accorge.

A volte, la raccolta dei batteri in una tasca profonda determina la creazione di macro-ascessi, con rigonfiamento della gengiva. Ciò è un segnale che induce il paziente a recarsi dal dentista.

Tuttavia, questi macro-ascessi tendono a regredire nell’arco di 2-3 giorni e anche in questi casi il paziente potrebbe non essere così motivato a contattare il proprio dentista.

La reiterazione e l’alternarsi di questi ascessi durante l’anno peggiorano considerevolmente la situazione in zona locale.

Come si può curare la parodontite?

Per rallentare o addirittura risolvere questa condizione, l’odontoiatra può agire su due fronti:

  1. Terapia parodontale non chirurgica: è la prima fase della terapia e avviene tramite la rimozione di placca e tartaro (importanti fattori di rischio) e tramite il controllo e l’igiene orale domiciliare. Da questo punto di vista, l’odontoiatra saprà sensibilizzare il paziente circa le proprie abitudini e indurre a lavorare sui fattori predisponenti. Questo aspetto può migliorare notevolmente la situazione.
  2. Terapia parodontale chirurgica, tramite una serie di terapie e un approccio manuale. Esistono vari tipi di terapia parodontale chirurgica:
  • Una di queste è la chirurgia conservativa, molto semplice e ben tollerata: si apre un lembo gengivale per vedere direttamente l’osso sottostante e pulire la tasca con maggiore efficacia.
  • Abbiamo poi la chirurgia rigenerativa: il tessuto parodontale può essere rigenerato parzialmente o totalmente.
  • Infine, la chirurgia resettiva: agisce sull’osso e sui tessuti molli riducendo i difetti. Consente di eliminare la tasca gengivale spostando i tessuti gengivali in direzione apicale.

Come interviene l’odontoiatra?

Nelle tasche, l’odontoiatra può agire con i propri strumenti e disgregare il biofilm batterico. Di cosa si tratta? Immagina una casa che i batteri si costruiscono su misura, vivendo indisturbati. Questi strati si attaccano, anche a livello osseo, e offrono un tetto e un riparo ai suddetti batteri.

L’odontoiatra rimuove i batteri all’interno della tasca. Naturalmente, una volta rimossa questa colonia batterica, ci sarà un notevole miglioramento della parodontite. Perciò, il ruolo del dentista è indispensabile.

L’aspetto della sensibilizzazione e del counseling è altrettanto fondamentale: il dentista spiega le cause e i fattori aggravanti di cui abbiamo parlato sopra, sensibilizzando il paziente all’adozione di abitudini regolari e amiche della salute orale, per ridurre il rischio di malattia parodontale.

L’insegnamento è di tipo attivo: davanti allo specchio, i pazienti provano direttamente nel proprio cavo orale l’utilizzo degli strumenti e la tecnica corretta.

Il punto più importante dell’attività di counseling è il controllo. Infatti, i controlli devono essere periodici e regolari, per assicurarsi che la situazione sia gestibile, che il paziente abbia seguito i consigli e che pratichi correttamente l’igiene domiciliare con i giusti strumenti.

Gli indici di placca e di sanguinamento

Un altro aspetto importante è il rilevamento degli indici di placca e degli indici di sanguinamento.

L’indice di placca rileva la placca sulla superficie dentale; l’indice di sanguinamento è un indice di infiammazione, serve a controllare quanto sanguinano le gengive. Questi indici sono numerici e possono fornirci dati concreti.

Studi scientifici affermano che, in condizioni di salute, l’indice di placca deve essere sotto al 20%; l’indice di sanguinamento deve essere sotto al 10%.

È solo dopo aver rilevato questi indici, che si effettuano terapie e counseling. Durante i controlli successivi, si verifica che queste percentuali siano calate e rientrate nei parametri ottimali.

Se questi indici non rientrano nei valori originali, è possibile che la routine di igiene domiciliare del paziente vada aggiustata e adeguata.

Una volta raggiunti i valori di riferimento, la malattia risulta sotto controllo e la prognosi migliora sensibilmente.

Parodontite e laser: un approccio che funziona?

Molte persone sono interessate a una eventuale cura della parodontite con il laser. Ad oggi, la terapia convenzionale offre la soluzione più efficace per il trattamento della parodontite.

Inoltre, posso affermare che non è solo lo strumento o il mezzo impiegato, ma l’esperienza e l’affidabilità del professionista al quale ci si affida, a fare la differenza.

Le competenze conoscitive di uno specialista, unitamente a manualità e capacità irrobustite con studio e pratica operativa, possono garantire ottimi risultati in termini di prognosi.

Quanto dura una parodontite e quanto il percorso di terapia?

Il percorso di terapia può durare dai 3 ai 4 mesi nei casi più semplici, fino ai 6-8 mesi nelle situazioni più complesse. Al termine della terapia, si effettua una rivalutazione finale che compara lo stato iniziale con lo stato attuale, per accertarsi che si sia ottenuto un miglioramento della malattia.

Il miglioramento si traduce solitamente con la riduzione del processo infiammatorio, del sanguinamento, della mobilità dei denti, del sondaggio delle tasche parodontali. Una volta che il quadro infiammatorio è monitorato, la prognosi migliora.

Dopo il periodo di rivalutazione, potrebbe essere ancora presente qualche piccola tasca; il parodontologo può intervenire con terapie che possono migliorare il quadro clinico e che rientrano nella parodontologia chirurgica di cui abbiamo parlato prima.

Inoltre, se presente una recessione di natura gengivale, c’è tutta la parte della microchirurgia che prevede il riposizionamento delle gengive stesse.

Prima di salutarci, ti lascio con i sorprendenti risultati di uno studio

Non smetterò mai di ribadire l’importanza di controlli periodici, richiami e monitoraggi regolari dal dentista. A sostegno di ciò, ti segnalo uno studio scientifico molto importante, condotto in Svezia da un collega che ha monitorato i pazienti per 30 anni.

Questo professionista ha diviso il gruppo di studio in due grandi categorie: pazienti introdotti in un programma di richiami e pazienti non inseriti nel programma dei richiami.

Ebbene, dopo 30 anni, pazienti affetti da parodontite, e inseriti in un programma di richiami, hanno perso una percentuale di denti inferiore al 2%. Ciò significa che, anche se hai la parodontite ma ti sottoponi a trattamenti e controlli regolari, i risultati possono essere incredibili e con un esito molto positivo.

Ricorda che le visite periodiche dal dentista sono associabili a qualunque altra visita medica: sembrerebbe scontato, eppure non lo è. Infatti, così come ci si sottopone agli screening preventivi (screening senologico, screening del colon, eccetera), allo stesso modo si va dall’odontoiatra per tenere sotto controllo la propria salute orale e prevenire con successo situazioni severe.

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    Simone Vaccari

    Simone Vaccari

    Si diploma in Odontotecnica con il massimo dei voti nel 1994, poi presso l’Università Degli Studi di Modena e Reggio Emilia si Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria nel 1999 con la votazione di 110/110 e lode. Negli anni 2000 e 2001 frequenta diversi corsi di aggiornamento negli Stati Uniti e in particolare Los Angeles, California, dove ha la possibilità di appassionarsi e di apprendere le tecniche più moderne e innovative in tema di Estetica Dentale. Nel 2003 fonda a Modena lo Studio Vaccari dove esercita la libera professione dedicandosi prevalentemente alla protesi adesiva ed all'estetica dentale. Relatore a numerosi corsi e congressi in Italia e all’estero, è considerato un punto di riferimento internazionale sul tema delle faccette dentali in ceramica.

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